Il mala tibetano: cos’è, le origini e come sceglierlo

Se ami la filosofia orientale e se hai mai sentito parlare del mala tibetano, probabilmente sai che è più di un semplice oggetto.

Ma cosa lo rende così speciale? È solo una collana di perline o c’è qualcosa di più profondo?

Leggi l’articolo e scopri tutto sul mala tibetano, dal significato dei colori ai cenni storici, insieme ai segreti di questo antico strumento spirituale e come può trasformare la tua pratica quotidiana.

Cos’è il mala tibetano

Il mala tibetano è un antico strumento spirituale utilizzato principalmente nella tradizione Buddhista per la recitazione dei mantra. Conosciuto anche come “rosario buddhista”, è composto da 108 grani, ciascuno dei quali rappresenta un mantra o una preghiera. Ogni grano viene fatto scorrere tra le dita durante la recitazione, facilitando la concentrazione e l’ingresso in uno stato meditativo profondo. Il mala non è semplicemente una collana di perline, ma un potente simbolo di fede e devozione, utilizzato da secoli per guidare i praticanti lungo il percorso della consapevolezza e dell’illuminazione.

Il significato del mala va oltre il suo aspetto fisico. La parola “mala” significa “ghirlanda” in sanscrito, e questa ghirlanda di grani è intesa a rappresentare l’infinito ciclo della vita e della morte, nonché la connessione tra il praticante e l’energia universale. Ogni mala ha un grano principale più grande, chiamato “sumeru” o “guru”, che segna l’inizio e la fine della recitazione del mantra. Questo grano non viene contato e simboleggia la guida spirituale e il rispetto per il maestro o la tradizione da cui il mala proviene.

Le origini del mala risalgono all’antica India, dove veniva utilizzato dai monaci Buddhisti per contare le preghiere durante la meditazione. Con il passare del tempo, l’uso del mala si è diffuso in tutto il mondo Buddhista, incluso il Tibet, dove è diventato un elemento fondamentale della pratica spirituale quotidiana. Il mala tibetano è spesso realizzato con materiali naturali come il legno di sandalo, i semi di rudraksha, le pietre semi-preziose e l’osso, ognuno dei quali aggiunge un proprio significato simbolico e un’energia particolare alla pratica.

L’atto di recitare i mantra con il mala non è solo una questione di conteggio, ma una forma di meditazione dinamica che aiuta a focalizzare la mente e a connettersi con l’energia del mantra stesso. Recitare i mantra con il mala può portare benefici significativi, come la riduzione dello stress, l’aumento della consapevolezza e un senso di pace interiore. Ogni grano rappresenta un passo verso l’illuminazione, e il processo di spostare i grani tra le dita serve a mantenere la mente ancorata al presente, evitando distrazioni.

Cenni storici e significato

Le origini del mala risalgono all’antica India, dove veniva utilizzato dai monaci Buddhisti per facilitare la pratica della meditazione e della recitazione dei mantra. L’etimologia della parola “mala” deriva dal sanscrito e significa “ghirlanda”, un termine che riflette la natura ciclica e continua della pratica spirituale. I mala erano inizialmente composti da materiali naturali disponibili localmente, come semi, legno e ossa, che aggiungevano un significato simbolico e spirituale alla pratica.

Il concetto di utilizzare una ghirlanda di grani per la preghiera e la meditazione non è esclusivo del Buddhismo, ma si ritrova in molte altre tradizioni spirituali e religiose, come l’induismo, il cristianesimo e l’islam. Tuttavia, nel contesto Buddhista, il mala ha acquisito un significato unico e profondo, strettamente legato ai principi fondamentali della dottrina Buddhista e alla pratica del dharma.

Nel Buddhismo tibetano, il mala è diventato un elemento essenziale della pratica quotidiana. I lama e i praticanti usano il mala per contare le recitazioni dei mantra, come il famoso mantra “Om Mani Padme Hum“, associato al bodhisattva della compassione, Avalokiteshvara. Ogni recitazione è un’offerta di devozione e una richiesta di benedizione, e il mala serve come strumento per mantenere la mente concentrata e per rendere la pratica più tangibile e sistematica.

Ogni elemento del mala, dal numero dei grani al materiale utilizzato, è carico di significato simbolico. Ad esempio, il legno di sandalo è apprezzato per le sue proprietà calmanti e per il suo profumo che si ritiene aiuti a mantenere la mente centrata durante la meditazione. I semi di rudraksha sono considerati sacri e si ritiene che proteggano chi li indossa dalle energie negative. Le pietre semi-preziose, come il turchese e l’agata, sono spesso utilizzate per le loro proprietà curative e per il loro significato simbolico.

Oltre al suo uso pratico nella meditazione, il mala serve anche come un promemoria fisico del percorso spirituale del praticante. Portare un mala può essere un simbolo di impegno verso la pratica del dharma e un segno di appartenenza alla comunità Buddhista. In questo senso, il mala è un oggetto che collega il praticante alla tradizione e alla storia del Buddhismo, fungendo da ponte tra il mondo materiale e quello spirituale.

Perché 108 grani

Il numero 108 ha un significato speciale in molte tradizioni spirituali e filosofiche, compreso il Buddhismo. Questa cifra non è casuale, ma rappresenta una serie di concetti e principi profondamente radicati nella cosmologia, nella numerologia e nella pratica spirituale.

Nel Buddhismo, i 108 grani del mala simboleggiano i 108 desideri mondani che un praticante deve superare per raggiungere l’illuminazione. Questi desideri sono considerati ostacoli che legano l’individuo al ciclo del samsara, il ciclo infinito di nascita, morte e rinascita. Superare questi desideri è essenziale per liberarsi dal karma negativo e avvicinarsi allo stato di Nirvana.

La numerologia, una disciplina che attribuisce significati speciali ai numeri, gioca un ruolo significativo nella scelta del numero 108. Nel contesto della numerologia, il numero 108 è composto da tre cifre che hanno un profondo simbolismo:

  • 1: rappresenta l’unità e l’inizio di tutte le cose, il principio divino o l’energia universale.

  • 0: simboleggia il vuoto, l’infinito e la totalità. È il punto di equilibrio e di potenziale puro.

  • 8: denota l’infinito, l’abbondanza e la continuità. In molte culture, il numero 8 è considerato fortunato e portatore di prosperità.

Questa combinazione di numeri riflette l’interconnessione tra l’uomo e l’universo, e l’idea che il percorso spirituale sia un ciclo continuo di crescita e trasformazione.

Nel contesto della filosofia Buddhista, ci sono altre spiegazioni per il numero 108. Ad esempio, si dice che ci siano 108 sentimenti, suddivisi in 36 legati al passato, 36 al presente e 36 al futuro. Inoltre, il Buddhismo identifica 108 difetti o afflizioni, come l’ignoranza, l’odio e l’attaccamento, che un praticante deve superare.

Anche la cosmologia indiana e tibetana attribuisce un significato speciale al numero 108. Secondo alcune credenze, ci sono 108 linee di energia o “nadis” che convergono per formare il cuore chakra, il centro dell’energia emotiva e spirituale del corpo umano. Questo rende il numero 108 una rappresentazione del collegamento tra il microcosmo del corpo umano e il macrocosmo dell’universo.

Nella pratica della meditazione, il mala con 108 grani offre una struttura ben definita per la recitazione dei mantra. Ripetere un mantra 108 volte aiuta a creare un ritmo meditativo, a mantenere la mente focalizzata e a facilitare l’entrata in uno stato di profonda concentrazione. Il processo di spostare ogni grano del mala durante la recitazione permette al praticante di contare in modo silenzioso e riflessivo, mantenendo l’attenzione sul mantra e sul suo significato.

Il significato del numero 108 è ulteriormente rinforzato dalla sua presenza in altre tradizioni spirituali e religiose. Nell’induismo, per esempio, ci sono 108 nomi di divinità, e i rosari induisti spesso contengono anch’essi 108 grani. Nel Jainismo, il numero 108 è associato ai 108 attributi dei santi.

Come si utilizza il mala tibetano

Il mala tibetano è un potente strumento di meditazione e devozione, utilizzato principalmente per la recitazione dei mantra. La sua pratica richiede consapevolezza e una connessione profonda con il significato spirituale dei mantra stessi. Utilizzare il mala in modo corretto può migliorare la concentrazione, calmare la mente e favorire uno stato di pace interiore.

Il processo inizia con la scelta di un mantra, una parola o una frase sacra che viene ripetuta per focalizzare la mente e promuovere la meditazione. Uno dei mantra più comuni nel Buddhismo tibetano è “Om Mani Padme Hum”, che è associato al bodhisattva della compassione, Avalokiteshvara. Questo mantra è recitato per invocare la compassione e la saggezza.

Per utilizzare il mala, si inizia tenendolo nella mano destra, come è tradizione nel Buddhismo. Il mala viene tenuto tra il pollice e l’anulare, con il pollice che fa scorrere i grani uno ad uno. Non si utilizza l’indice, in quanto considerato impuro in alcune tradizioni. La recitazione del mantra inizia dal grano più grande, chiamato “sumeru” o “guru”, che non viene contato ma serve come punto di partenza e di arrivo.

Durante la recitazione, ogni grano viene fatto scorrere tra il pollice e l’anulare, accompagnato dalla ripetizione del mantra. Questo movimento ritmico aiuta a mantenere la mente concentrata e a evitare distrazioni. Il contatto fisico con i grani può anche avere un effetto calmante, contribuendo a creare un senso di tranquillità e presenza. Quando si arriva al grano guru, si può decidere di continuare nella direzione opposta oppure di terminare la sessione.

La pratica di utilizzare il mala può variare leggermente a seconda delle tradizioni e delle preferenze personali. Alcuni praticanti preferiscono recitare i mantra in un ambiente tranquillo, in posizione seduta con gli occhi chiusi, per favorire una maggiore introspezione. Altri possono utilizzare il mala durante passeggiate meditative, dove ogni passo accompagna la recitazione del mantra, integrando così il movimento fisico con la pratica spirituale.

Oltre alla recitazione dei mantra, il mala può essere utilizzato per pratiche di conteggio altrettanto significative. Ad esempio, può essere usato per contare i respiri durante esercizi di respirazione consapevole, aiutando a mantenere il ritmo e a promuovere la calma. Alcuni praticanti utilizzano il mala per contare le proiezioni mentali di visualizzazioni sacre, rafforzando così la connessione tra la mente e gli oggetti di devozione.

Un aspetto importante dell’uso del mala è l’intenzione con cui viene utilizzato. Prima di iniziare la recitazione, è comune dedicare la pratica a un fine specifico, come la guarigione, la protezione o la pace interiore. Questa intenzione guida la pratica e infonde i mantra di un significato più profondo, rendendo ogni recitazione un atto di devozione e di auto-trasformazione.

Il mala può anche essere un oggetto di protezione e di buon auspicio. Portarlo con sé durante il giorno può ricordare al praticante la sua connessione spirituale e la sua intenzione di vivere in accordo con i principi del Buddhismo. In alcuni casi, il mala viene benedetto da un lama o da un maestro spirituale, conferendogli un ulteriore potere e significato.

Il significato dei colori

Nei mala tibetani, i colori delle perline non sono scelti a caso; ciascuno ha un significato specifico e simbolico che aggiunge profondità alla pratica spirituale.

  • Bianco: rappresenta la purezza, la saggezza e l’illuminazione. È spesso associato al Buddha Gautama, il fondatore del Buddhismo, e simboleggia la ricerca della verità e della chiarezza mentale​​.

  • Rosso: simbolizza la forza interiore, la passione e l’amore compassionevole. È un colore che richiama la vitalità e l’energia, ed è usato per promuovere il coraggio e la compassione​​.

  • Nero: rappresenta la protezione e l’assorbimento delle energie negative. È associato alla rinascita e alla trasformazione spirituale, simboleggiando la fine degli attaccamenti materiali e l’inizio di una nuova consapevolezza​​​​.

  • Verde: indica la crescita spirituale, la rinascita e la connessione con la natura. Rappresenta anche la compassione verso tutti gli esseri viventi ed è un colore molto presente negli abbellimenti dei monasteri buddhisti​​.

  • Blu: rappresenta la serenità, la pace interiore e l’armonia. È associato al Buddha Amitabha, il Buddha della luce infinita e della compassione, e simboleggia la tranquillità e l’equilibrio mentale​​.

  • Giallo/oro: simboleggia la saggezza suprema e l’illuminazione completa. Rappresenta la perfezione spirituale e la liberazione dal ciclo di rinascita, ed è spesso associato alle immagini dei buddha e degli dei buddhisti​​​​.

  • Viola: rappresenta la saggezza e la dignità. È collegato alla profondità della conoscenza e alla consapevolezza spirituale, ed è un colore comune nel buddhismo tantrico​​.

La scelta del colore delle perline nel mala può quindi riflettere l’intenzione del praticante e l’energia che desidera invocare nella sua pratica meditativa e quotidiana. Ogni colore porta con sé un significato e un’energia specifica, arricchendo l’esperienza spirituale di chi utilizza il mala​​​​.

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