Buddhismo in Italia, guida alla filosofia orientale nel Bel Paese

Il Buddhismo in Italia, si sa, non è di certo la filosofia o religione maggiormente diffusa, considerando un Paese prevalentemente anziano e legato a solide radici cristiane. Tuttavia, ciò non significa che la diffusione del Buddhismo in Italia non abbia subito un incremento nel corso degli ultimi decenni: basta considerare, ad esempio, che pratiche come la mindfulness, tipicamente orientale, abbia preso rapidamente piede tra le persone al fine di generare relax e ridurre lo stress.

Insomma, non serve vivere in Oriente per essere Buddhisti, poiché ogni posto è quello giusto per praticare i precetti di una religione-filosofia che punta a liberare gli esseri dalla sofferenza. Leggi l’articolo e scopri come il Buddhismo in Italia si sia diffuso e quali luoghi possano essere di ispirazione per affinare la tua pratica!

La diffusione del Buddhismo in Italia

Il Buddhismo in Italia ha preso piede in maniera significativa, diventando la terza religione del paese per numero di fedeli. La sua espansione è evidenziata dalla presenza di molteplici templi e centri di meditazione nelle maggiori città italiane. Per esempio, a Roma si trovano diversi centri Zen, tra cui il centro Zen Soto tradizionale l’Arco e l’Associazione laica A.Me.Co, mentre a Milano è noto il centro Zen Enso-ji Il Cerchio. Inoltre, il Buddhismo Tibetano Vajrayana è rappresentato in molte regioni italiane attraverso centri della Via di Diamante, appartenenti alla scuola Kagyu​​.

Oltre ai centri dedicati alle pratiche meditative e spirituali, l’Unione Buddhista Italiana (UBI), fondata nel 1985, ha avuto un ruolo cruciale nel coordinare e supportare le attività buddhiste nel paese. L’UBI non solo unisce i centri buddhisti di diverse tradizioni, ma si impegna anche in iniziative umanitarie e progetti di solidarietà finanziati anche attraverso il sistema dell’8×1000​​.

In termini di comunità, si stima che il Buddhismo attiri un numero considerevole di italiani, riflettendo un interesse crescente per alternative spirituali e pratiche meditative che promuovono la pace interiore e il benessere personale. Questo interesse è facilitato dall’attrattiva degli insegnamenti del Buddha, che enfatizzano la consapevolezza, la saggezza e la compassione​​.

L’Unione Buddhista Italiana è riconosciuta come ente religioso dallo Stato Italiano dal 2013, il che ha permesso un riconoscimento ufficiale dei diritti dei praticanti di Dharma italiani e ha promosso un’integrazione più profonda delle pratiche buddhiste nella società italiana​​.

I luoghi del Buddhismo in Italia

L’Italia ospita numerosi luoghi significativi per la pratica e lo studio del Buddhismo, riflettendo la diversità e la ricchezza delle tradizioni buddhiste presenti nel Paese. Un esempio emblematico è il Monastero Santacittārāma, situato nelle colline della Sabina, vicino a Roma. Questo monastero appartiene alla tradizione Theravada e segue l’ispirazione del monaco della foresta thailandese, Venerabile Ajahn Chah. Il Santacittārāma non solo serve come centro spirituale per la comunità locale, ma è anche un punto di riferimento per i buddhisti di tutto il mondo che cercano un’esperienza autentica di ritiro e meditazione​​​​.

Un altro luogo di notevole interesse è il Tempio Hua Yi Si, il più grande tempio buddhista d’Europa, situato a Roma. Questo tempio è stato inaugurato nel 2013 e rappresenta un importante punto di incontro per la comunità cinese nella capitale, offrendo un luogo di culto e un centro per attività culturali e religiose​​.

Inoltre, la presenza di strutture come stupas e pagode varia in base alla tradizione buddhista seguita. Ad esempio, i templi buddhisti possono assumere forme diverse come stupas, che sono strutture a cupola utilizzate originariamente per custodire le ceneri di Buddha, o pagode, tipiche del Buddhismo giapponese e cinese, che simboleggiano i cinque elementi dell’universo​​.

Questi luoghi non solo servono come centri per la pratica religiosa, ma sono anche spazi di incontro per la comunità, dove si svolgono insegnamenti, meditazioni e altre attività culturali, contribuendo significativamente al tessuto culturale e spirituale dell’Italia.

Buddhismo in Italia, alcune differenze

Il Buddhismo in Italia presenta alcune particolarità rispetto alle tradizioni più tradizionali osservate in Asia. Inizialmente, l’interesse per il Buddhismo in Italia era prevalentemente teorico tra gli intellettuali, con le prime conversioni individuali che avvennero all’inizio del XX secolo, influenzate dalla Società Teosofica. Con il tempo, però, si sono stabilite comunità buddhiste consistenti sotto la guida di maestri occidentali e asiatici​​.

Una delle figure chiave per la diffusione del Buddhismo in Italia è stata quella di Salvatore Cioffi (noto come Lokanatha), un cittadino americano di origine italiana che si convertì al Buddhismo in Birmania negli anni ’20 e successivamente organizzò pellegrinaggi a Bodh Gaya negli anni ’30​​. Anche Giuseppe Tucci, un esploratore e tibetologo, ha avuto un ruolo significativo nell’incrementare l’interesse per il Buddhismo e il Tibet in Italia, fondando l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente​​.

In Italia, la pratica del Buddhismo ha alcune peculiarità che la distinguono dalle pratiche tradizionali asiatiche, inclusa l’adozione di un approccio più laico e integrato nella vita quotidiana, rispetto alla pratica monastica più comune in Asia. Questo si riflette nell’attività di organizzazioni come la Soka Gakkai, che è particolarmente attiva e riconosciuta anche a livello governativo​​. La Soka Gakkai in Italia, ad esempio, è nota per il suo impegno nella promozione della pace, della cultura e dell’educazione, riflettendo un approccio al Buddhismo che valorizza l’attivismo sociale e un’impegno comunitario attivo​​.

Queste caratteristiche rendono il Buddhismo in Italia un interessante esempio di come questa antica religione possa adattarsi e fiorire in contesti culturali molto diversi da quelli in cui è nato.

Il primo monaco Buddhista italiano

Salvatore Cioffi, noto anche come Venerabile Lokanatha, fu un influente monaco buddhista e missionario italiano. Nato il 26 dicembre 1897 a Cervinara, Campania, Italia, crebbe in un ambiente culturalmente stimolante e dimostrò presto un talento per il violino. Si formò in chimica presso The Cooper Union for the Advancement of Science and Art a New York e frequentò brevemente la Columbia University Medical School prima di convertirsi al buddhismo alla fine dei suoi vent’anni.

Lokanatha fu ordinato monaco buddhista in Birmania nel 1925. Trascorse molto tempo in Asia, in particolare in India, Birmania e Sri Lanka, impegnandosi profondamente nelle pratiche e negli insegnamenti buddhisti. Si impegnò in diverse spedizioni missionarie buddhiste attraverso l’Asia con l’obiettivo di diffondere il buddhismo a livello globale. I suoi sforzi sono stati particolarmente noti per il loro obiettivo di favorire la pace e porre fine alla guerra. Nonostante le sfide incontrate, inclusa la prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei sospetti sulla sua origine italiana, Lokanatha continuò il suo lavoro missionario dopo la guerra, contribuendo alla diffusione del buddhismo in molte regioni, inclusi gli Stati Uniti.

Lokanatha morì il 25 maggio 1966 in Birmania, dove era profondamente venerato. La sua vita e le sue opere sono state influenti nella promozione del Buddhismo e nel favorire gli scambi religiosi interculturali​​​​.

La Soka Gakkai in Italia

La Soka Gakkai, presente in Italia attraverso l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (SGI-Italia), è parte di un’organizzazione buddhista internazionale che segue gli insegnamenti di Nichiren Daishonin. Questa istituzione è attiva in Italia dalla fine degli anni ’70 e dal 1998 è conosciuta con il suo nome attuale, precedente alla quale era nota come Associazione Italiana Soka Gakkai​​.

La filosofia della Soka Gakkai si basa sulla creazione di valore nella vita quotidiana e il rispetto per la dignità di ogni essere vivente, promuovendo un forte impegno per la pace, la cultura e l’educazione. L’organizzazione incoraggia i suoi membri a partecipare attivamente nella società con l’obiettivo di migliorare se stessi e il mondo circostante attraverso la pratica buddhista​​.

In Italia, la SGI ha ricevuto riconoscimento ufficiale nel 2015 con un accordo speciale sotto l’articolo 8 della Costituzione Italiana, che le permette di ricevere finanziamenti diretti per le sue attività religiose e sociali. Questo accordo riconosce anche la Soka Gakkai come parte di un gruppo esclusivo di confessioni religiose che godono di un rapporto speciale con lo stato italiano​​.

Le attività principali dell’SGI-Italia includono incontri di Dharma, pubblicazioni su varie tematiche relative al buddhismo e all’impegno sociale, e lo sviluppo di un vasto network di centri che facilitano la pratica e lo studio del Buddismo di Nichiren Daishonin attraverso tutto il paese​​​​.

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