Impermanenza: il concetto nel buddhismo e la relazione al cambiamento

Cos’è l’impermanenza? Come si mette in pratica questo concetto nella nostra vita di tutti i giorni? Accettare che tutto ha un inizio e una fine può non essere semplice ed immediato. Talvolta richiede tanta riflessione per poter raggiugnere una consapevolezza simile, ma questo articolo ti preparerà ad affrontare questo concetto fondamentale per vivere serenamente la quotidianità.

  1. Impermanenza: i concetti chiave
    1. La visione buddhista
    2. Impermanenza: qui e ora
  2. Impermanenza e relazione al cambiamento
    1. Accettazione del cambiamento
      1. 1. Accettare il lutto
      2. 2. Accettare il deterioramento e l’invecchiamento
  3. Impermanenza: sofferenza e attaccamento

Impermanenza: i concetti chiave

La concezione dell’impermanenza, o “Anicca” nel contesto buddhista, rappresenta una prospettiva radicale sulla natura del nostro esistere. Questo concetto trascende il semplice riconoscimento di un cambiamento superficiale; piuttosto, invita a una riflessione profonda sulla vera natura delle cose.
Nel cuore della dottrina dell’Anicca c’è la consapevolezza che la mutevolezza non è un’eccezione, ma la regola fondamentale della vita. Dai nostri beni materiali alle relazioni interpersonali, tutto è destinato a passare attraverso il ciclo inesorabile di nascita, crescita, declino e, infine, dissoluzione. Questa visione abbraccia tutto, senza eccezioni, dal più piccolo granello di sabbia al più imponente degli astri nel cielo notturno.

La visione buddhista

Nel Buddhismo, l’impermanenza va oltre il semplice accettare il cambiamento come parte inevitabile della vita; piuttosto, invita a una profonda contemplazione sulla natura transitoria di ogni cosa. Riflette sul fatto che niente è intrinsecamente stabile, nemmeno le stelle che sembrano immutabili nel loro splendore. Anche una stella, dopo miliardi di anni di esistenza, giunge al suo termine, cedendo al flusso inarrestabile della trasformazione cosmica.

Impermanenza: qui e ora

L’ impermanenza è un richiamo a vivere consapevolmente, riconoscendo la fugacità di ogni momento. La sua comprensione apre la porta a una prospettiva più profonda sulla gioia e la sofferenza, sulla perdita e sulla scoperta. Accettare l’Anicca non è semplicemente acconsentire al cambiamento, ma abbracciare la ricchezza della vita nel suo costante divenire, sperimentando ogni istante con consapevolezza e gratitudine. In questo modo, il concetto di impermanenza non è solo un insegnamento filosofico, ma un invito a vivere in modo più pieno e significativo, riconoscendo la bellezza intrinseca nella transitorietà stessa della vita. Questo modo di vivere che riconosce la fugacità di ogni singolo attimo non è altro che la massima espressione della retta presenza mentale, chiamato anche “qui ed ora

Impermanenza e relazione al cambiamento

In che modo il concetto di impermanenza è legato al concetto di cambiamento? Come possiamo fare per assimilare questo concetto nella nostra quotidianità?

  1. Contemplare alba e tramonto: il sorgere e calare del sole riflettono, per eccellenza, l’inizio e la fine delle cose. Svegliarsi presto ogni mattina per vedere il sole sorgere può risultare illuminante, non soltanto per la sua bellezza naturale, ma anche perché scatena in noi l’idea che il sole che tramonta risorgerà il giorno seguente, come in un ciclo infinito.
  2. Essere presenti nel momento: la presenza mentale è sinonimo di grande concentrazione, frutto di una mente allenata. Anche vedere un’auto che passa di fronte a noi e rendersi conto del suo scorrere può renderci partecipi al momento presente, basta rendersene conto, accettando il fatto per quello che è, senza pensieri collaterali.
  3. Meditare: l’arte della meditazione implica di rimanere concentrati senza farsi distrarre dai pensieri che sorgono in continuazione nella nostra mente. Quando stiamo meditando, la nostra mente cerca costantemente di distrarci tramite pensieri negativi legati agli stress della nostra vita quotidiana. Che si tratti di una scadenza sul lavoro, di un problema di coppia o di un conto da pagare, ogni pensiero che sorge ha anche un suo decadimento. Mentre meditiamo dovremmo riconoscere tali pensieri come nuvole che attraversano il cielo, che giungono e se ne vanno.

Accettazione del cambiamento

Tutte queste pratiche quotidiane hanno lo scopo di fare in modo che riusciamo ad accettare la natura impermanente e transitoria delle cose. L’impermanenza ha come scopo ultimo quello di eliminare le sofferenze legate alla fine di ogni cosa:

1. Accettare il lutto

La vita è transitoria e il suo termine, la morte, implica un cambiamento imposto che è probabilmente il più difficile da accettare. Ma tramite l’impermanenza e la visione buddhista saremo in grado di accettare che le cose devono andare esattamente così. La sofferenza deriva dal fatto che la morte porta con sé i nostri cari e le persone che amiamo, ma è solamente tramite la meditazione e lo sviluppo della presenza mentale e dell’accettazione del cambiamento che riusciamo a comprendere quanto sia importante vivere nel presente ed apprezzare ogni singolo momento che trascorriamo con le persone che perdiamo, quando sono ancora in vita.

2. Accettare il deterioramento e l’invecchiamento

Prima di giungere al loro termine, le cose si deteriorano. I nostri beni materiali, così come noi stessi, sono soggetti ad invecchiamento, perdendo alcune delle loro qualità. Invecchiando, non siamo più in grado di correre come quando eravamo giovani, così come un’automobile può iniziare a presentare problemi al motore o mostrare i segni del tempo sulla carrozzeria. Non dobbiamo essere dispiaciuti di tutto questo, ma dovremmo invece essere felici per aver goduto, quando era il momento, del massimo splendore delle cose.

Impermanenza: sofferenza e attaccamento

Nel Buddhismo, l’impermanenza si presenta come un insegnamento cruciale che sottolinea la relazione intrinseca tra il cambiamento incessante e la sofferenza derivante dall’attaccamento. La vita, in tutte le sue manifestazioni, è caratterizzata da un flusso inarrestabile di nascita, crescita e declino. Il fallimento nel riconoscere questa impermanenza e l’attaccamento irrazionale alle cose, alle persone o alle circostanze porta inevitabilmente alla sofferenza. Quando si sviluppa un forte attaccamento a ciò che è destinato a mutare, ci troviamo a lottare contro la corrente stessa della vita, generando ansietà e dispiacere. Comprendere l’impermanenza invita a una riflessione profonda sulla natura transitoria di tutto ciò che ci circonda, invitandoci a liberarci dall’attaccamento e a trovare una pace più duratura nella consapevolezza del fluire inarrestabile degli eventi. In questo riconoscimento della connessione tra impermanenza e sofferenza, si apre la porta alla saggezza e alla libertà interiore nel Buddhismo.

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