Buddhismo Tibetano: cos’è, principi, differenze tra Grande veicolo e Piccolo veicolo

Il Buddhismo Tibetano è una forma unica e affascinante del Buddismo, ricca di tradizioni millenarie, principi profondi e diverse scuole che riflettono la sua storia e sviluppo. In questo articolo, esploreremo cos’è il Buddhismo tibetano, i principi fondamentali che lo guidano e le varie scuole che lo compongono.

Cos’è il Buddhismo Tibetano

Il Buddhismo Tibetano, noto anche come Vajrayāna o Buddhismo tantrico, ha le sue radici profonde nella storia del Tibet. Nato dall’incontro tra insegnamenti buddisti indiani e tradizioni locali tibetane, questa forma di Buddismo è caratterizzata da pratiche avanzate, simboli ricchi di significato e una forte connessione tra il maestro spirituale, noto come Lama, e i suoi discepoli.

Origini del Buddhismo Tibetano

Il Buddhismo Tibetano si sviluppa, appunto, in Tibet. Propone concetti diversi dal Buddhismo Zen, e queste sono le sue origini:

1. Invito a Padmasambhava

La storia narra che Trisong Detsen, desideroso di introdurre il Buddismo nel suo regno, invitò Padmasambhava, un maestro indiano rinomato, per propagare gli insegnamenti. Padmasambhava, noto anche come Guru Rinpoche, svolse un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del Buddismo tibetano, insegnando pratiche avanzate e introducendo simboli e rituali che sarebbero diventati distintivi della tradizione.

2. Fusione di tradizioni

La fusione delle tradizioni buddiste indiane con le pratiche e le credenze locali tibetane ha dato origine a un’interpretazione unica del Buddismo. Questa sinergia ha prodotto un patrimonio spirituale che incorpora pratiche tantriche avanzate, la figura centrale del Lama, e una serie di insegnamenti che mirano a guidare i praticanti verso l’illuminazione.

3. Ruolo di Siddharta Gautama

Pur avendo le sue radici nella fusione di tradizioni, il Buddhismo Tibetano mantiene profondo rispetto per Siddharta Gautama, il Buddha storico. Gli insegnamenti originali di Siddharta sulla natura del dolore e il cammino verso la liberazione influenzano il Buddhismo Tibetano, che integra questi principi con le pratiche tantriche e le tradizioni locali, creando una forma di Buddismo ricca e complessa.

I principi del Buddhismo Tibetano

Vediamo ora quali sono i principi su cui si fonda questa religione, e su quali punti cardine si basa.

Vajrayāna e Tantra

Al cuore del Buddhismo Tibetano si trova il Vajrayāna, noto anche come il veicolo del Diamante. Questa scuola utilizza pratiche tantra, che includono visualizzazioni, mantra e rituali, per accelerare il percorso verso l’illuminazione. L’approccio è caratterizzato da una ricerca intensiva e veloce della realizzazione spirituale.

1. Vajrayāna o Veicolo del Diamante

Il termine “Vajrayāna” significa letteralmente “Veicolo del Diamante”, sottolineando la qualità indeformabile e pura della consapevolezza che può tagliare attraverso l’illusione e portare alla chiara visione della realtà ultima.

2. Pratiche di Guhyasamāja e Kalachakra

Nel Vajrayāna, pratiche specifiche come il Guhyasamāja Tantra e il Kalachakra Tantra sono centrate sulla visualizzazione e identificazione con divinità, simboli e mandala. Queste pratiche avanzate sono concepite per accelerare la purificazione della mente e facilitare il raggiungimento dell’illuminazione in questa stessa vita.

Concetto di Lamaismo

Un tratto distintivo del Buddhismo Tibetano è il concetto di Lamaismo, in cui il Lama, o maestro spirituale, svolge un ruolo centrale nella guida dei praticanti lungo il sentiero spirituale. Il Dalai Lama è uno degli esempi più noti di Lama tibetano, rappresentando una figura di grande importanza nel Buddhismo Tibetano.

Nirvana e liberazione dal Saṃsāra

Nel Buddhismo Tibetano Nirvana e Saṃsāra rappresentano due pilastri fondamentali legati alla sofferenza e al ciclo delle rinascite:

1. Nirvana o rinascita

Nel Buddhismo Tibetano, il Nirvana non è solo la cessazione della sofferenza, ma anche il superamento del desiderio e dell’attaccamento. Rappresenta uno stato di completa liberazione dal ciclo interminabile di rinascite, consentendo al praticante di raggiungere la pace interiore, la saggezza profonda e la compassione illimitata.

2. Saṃsāra o ciclo di rinascite

Al contempo, il Buddhismo Tibetano riconosce la realtà del Saṃsāra, il ciclo di rinascite legato al karma. La comprensione profonda di questa catena di cause ed effetti è essenziale per la ricerca della liberazione individuale e per superare le sofferenze legate alle esperienze cicliche di nascita e morte.

Le Quattro Nobili Verità

Per liberarsi dalla sofferenza e raggiungere il Nirvana è necessario comprendere a fondo quali siano le Quattro Nobili Verità che il Buddha Shakyamuni (il Buddha originario, o Siddharta Gautama) trasmise ai suoi discepoli:

1. La verità del dolore

La prima verità enuncia che tutti gli uomini soffrono e sono destinati a soffrire. La sofferenza è parte della vita e bisogna accettarla in quanto tale.

2. La verità dell’ origine del dolore

La seconda verità enuncia che questa sofferenza è legata all’ignoranza, ossia al fatto che le persone generino attaccamento alle cose materiali o alle altre persone. Questo attaccamento genera una spirale di sofferenza che causa dolore.

3. La verità della cessazione dolore

La terza verità enuncia che, nonostante l’uomo sia destinato a soffrire, la sofferenza può cessare, poiché tutto cambia. Le persone hanno la possibilità di uscire, durante la loro esistenza, dal ciclo di rinascite che causa sofferenza.

4. La verità della Via che conduce alla cessazione dolore

La quarta e ultima verità enuncia che esiste una via che conduce alla cessazione del dolore, e quella via è il cosiddetto Ottuplice Nobile Sentiero, che comprende:

Retta visione

Avere una visione corretta della realtà, compresa la comprensione delle Quattro Nobili Verità. la retta visione prevede che le persone vedano le cose per quello che sono, ossia, soltanto illusioni.

Retto pensiero

Coltivare intenzioni etiche e orientate al bene, non motivate da secondi fini e non orientate all’arricchimento personale.

Retta Parola

Parlare in modo onesto e compassionevole, senza ferire le altre persone o le loro emozioni o sentimenti.

Retta Azione

Condurre azioni etiche e moralmente corrette. Il Retto Pensiero nasce alla base della Retta azione: i pensieri devono nascere in modo puro e volti a fare del bene, e le azioni che seguono devono possedere le stesse caratteristiche.

Retto Mezzo di sostentamento

Scegliere un modo di sussistenza etico e sostenibile, che non abbia alla base lo sfruttamento delle altre persone o di altri esseri senzienti.

Retto Sforzo

Applicare uno sforzo diligente per rimuovere gli stati mentali nocivi e coltivare quelli positivi.

Retta Presenza mentale

Comprendere a fondo di trovarsi nel momento presente. La meditazione è lo strumento che aiuta le persone a tornare al momento presente quando la mente diventa preda delle emozioni negative o positive.

Retta Concentrazione

Coltivare una concentrazione mentale profonda e focalizzata.

Pratica di Mettā e Consapevolezza Interconnessa

Le pratiche quotidiane nel Buddhismo Tibetano seguono l’approccio del Mahāyāna, promuovendo la pratica di Mettā (amorevole gentilezza) e la consapevolezza della connessione interconnessa di tutta la vita. Questi aspetti enfatizzano l’importanza di sviluppare un cuore compassionevole e un senso di unità con il mondo.

Grande Veicolo e Piccolo Veicolo nel Buddhismo Tibetano

Il Buddhismo Tibetano incorpora sia il Grande Veicolo (Mahāyāna) che il Piccolo Veicolo (Hīnayāna), due importanti vie spirituali del Buddismo.

Il Grande Veicolo nel Buddhismo Tibetano

Il Buddhismo Tibetano abbraccia il Grande Veicolo (Mahāyāna) come una via spirituale chiave. Questa tradizione sottolinea l’importanza di perseguire l’illuminazione non solo per il proprio beneficio personale, ma per il bene di tutti gli esseri senzienti. I praticanti del Mahāyāna aspirano a diventare Bodhisattva, figure illuminate dedicate a guidare gli altri verso la liberazione. Nel contesto tibetano, questa enfasi sul Grande Veicolo si riflette nelle pratiche quotidiane, promuovendo la compassione universale e la consapevolezza della connessione tra tutti gli esseri.

La figura del Bodhisattva

Il concetto di Bodhisattva nel Buddhismo Tibetano è profondo e ricco di significato, evidenziando la compassione altruistica e la saggezza illuminata che caratterizzano il Mahāyāna. Andiamo oltre nei dettagli per comprendere appieno la natura e il ruolo di un Bodhisattva nella tradizione tibetana:

1. L’aspirazione alla Buddhità per il bene di tutti

Un Bodhisattva è un essere illuminato che, anziché cercare l’ingresso nel Nirvana solo per se stesso, sceglie di ritardare la propria completa liberazione per guidare tutti gli esseri senzienti verso l’illuminazione. La motivazione fondamentale di un Bodhisattva è l’amorevole compassione e l’aspirazione a raggiungere la Buddhità per il bene di tutti gli esseri, senza esclusione.

2. I voti del Bodhisattva

I Bodhisattva fanno dei solenni voti per impegnarsi nella via del Mahāyāna e perseguire la Buddhità. Questi voti includono l’impegno a praticare le perfezioni (pāramitās) come la generosità, l’etica, la pazienza, la diligenza, la meditazione e la saggezza al fine di perfezionare la propria natura e aiutare gli altri a fare lo stesso.

3. Compassione universale interconnessione

La compassione di un Bodhisattva non conosce limiti e si estende a tutti gli esseri senzienti. La pratica della connessione interconnessa è fondamentale, poiché un Bodhisattva riconosce la natura interdipendente di tutte le cose e lavora per sciogliere le illusioni della separazione.

4. Bodhicitta e Illuminazione

La bodhicitta, o mente dell’illuminazione, è al centro del percorso di un Bodhisattva. Rappresenta la risoluzione di ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri. Attraverso la pratica della bodhicitta, un Bodhisattva sviluppa una mente aperta e compassionevole che è la chiave per la realizzazione ultima.

5. Esempi di Bodhisattva nella tradizione tibetana

Nella tradizione tibetana, figure come Avalokiteśvara, il Bodhisattva della compassione, incarnano gli ideali di un Bodhisattva. Il Dalai Lama è spesso considerato un Bodhisattva vivente, riflettendo la pratica attiva della compassione e della saggezza per il bene dell’umanità.

Il Piccolo Veicolo nel Buddhismo Tibetano

Sebbene il Piccolo Veicolo (Hīnayāna) possa essere meno enfatizzato nelle pratiche quotidiane del Buddhismo Tibetano, è comunque riconosciuto come una via valida per coloro che cercano la liberazione individuale. Il Piccolo Veicolo si concentra sull’illuminazione personale e la liberazione dal ciclo di rinascite (Saṃsāra). Nel contesto tibetano, questa via offre agli individui un percorso di ricerca interiore e auto-realizzazione, contribuendo a una comprensione equilibrata della spiritualità buddista. L’inclusione di entrambi i Veicoli sottolinea la diversità di approcci nel Buddhismo Tibetano, che accoglie una gamma ampia e inclusiva di insegnamenti.

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